…Pleased to meet you
Hope you guessed my name, um yeah
(who who)
But what’s puzzling you
Is the nature of my game, um, mean it, get down
(woo woo, woo woo)Oh yeah, get on down
Oh yeah
Oh yeah!
Tell me baby, whats my name
Tell me honey, can ya guess my name
Tell me baby, what’s my name
I tell you one time, you’re to blameWhat’s me name
Tell me, baby, what’s my name
Tell me, sweetie, what’s my nameOoo, who, who
Ooo, who, who
Ooo, who, who
Ooo, who, who
Ooo, who, who
Ooo, who, who
Ooo, who, who
Oh, yeah
Questa è la parte finale di Symphaty for the Devil, storico brano dei Rolling Stones che hanno tratto, come tanti altri, ispirazione dal romanzo capolavoro di Bulgakov Il Maestro e Margherita, scritto negli anni Trenta e pubblicato postumo tra il 1966 e il 1967 e del quale abbiamo avuto il privilegio di assistere alla prima assoluta al Teatro Cucinelli di Solomeo.
Uno spettacolo incalzante che fa scorrere le tre ore di durata in maniera quasi ipnotica e che coinvolge lo spettatore in un dinamico intreccio di tre temi fondamentali, la figura di messer Woland, Satana in persona, l’amore romantico e tragico tra il Maestro e Margherita e il racconto tormentato degli ultimi giorni di Gesù visto da Ponzio Pilato.
Difficile trasporre visivamente un racconto così complesso e pieno di sfumature ma la storia, man mano che la rappresentazione si sviluppa, mostra tutta la sua pazza logica fino al gran finale ove tutta la carovana di personaggi demoniaci torna negli Inferi accogliendo il Maestro e Margherita premiati con la pace eterna a seguito di una accordo tra il Bene e il Male.
Un grande racconto inizialmente incomprensibile che Montale definì: “Un miracolo che ciascuno deve salutare con commozione”. Un racconto che lascia solo dopo essere finito un senso di inquietudine e una strana voglia di rileggerlo. Tante sfumature e tante allegorie, tra ironia e dramma, tra gioie e miserie umane dove i ruoli di buoni e cattivi sono continuamente scambiati, ad iniziare dal cattivo per eccellenza, Woland.
Tanti applausi meritati per Riondino, Rossellini e Bonomo e per tutti gli altri giovani attori che hanno ben interpretato i molteplici ruoli del dramma del romanziere russo, allievo di Gogol che molto si rispecchia nella figura tormentata ed osteggiata del Maestro.