UMBRIA JAZZ 17: UN FESTIVAL DI QUALITÀ IN UNA FASE NUOVA

“Umbria Jazz 17 si conclude  oggi e va in archivio una edizione che ha dovuto affrontare situazioni nuove, certamente non esenti da problematiche. Nonostante questo, è da valutare con soddisfazione avere comunque incassato 700 mila euro, al netto del merchandising, come risultato dei 20 mila biglietti venduti. Non sono compresi in queste cifre i jazz lunch e jazz dinner. 

Il dato forse più sorprendente, ed assolutamente positivo, è che anche in assenza di un “fenomeno Mika” UJ si conferma evento social. Circa 2 milioni gli utenti che hanno visualizzato i contenuti di UJ17, con più di 60 eventi documentati dal vivo e raccontati dai canali social di UJ attraverso oltre 400 post, tweet e foto. Su Facebook  quasi 500.000 interazioni e 100.000 tra like e condivisioni, con la pagina ufficiale che ha raggiunto i 109.000 likes. I video live hanno avuto quasi un milione di visualizzazioni con oltre 30 ore di diretta streaming. Grande coinvolgimento anche degli artisti, che hanno commentato, retwittato e condiviso contenuti sui propri canali social. Il sito internet www.umbriajazz.com ha fatto registrare circa 100.000 visite e 500.000 visualizzazioni.

Questi numeri sono tanto più soddisfacenti, anzi, assolutamente straordinari, se si tiene conto, come sarebbe logico fare, che quest’anno il programma era sostanzialmente composto da artisti jazz. È un fatto che nessun altro festival o manifestazione in Italia, e probabilmente in Europa, riesca a raggiungere gli stessi risultati, sia nei concerti che nella Rete, con lo stesso programma. Da questo punto di vista, Umbria Jazz è orgogliosa, ad esempio,  di aver portato oltre 2300 spettatori all’arena Santa Giuliana per ascoltare la leggenda Wayne Shorter. Il successo di un concerto così importante e difficile nello stesso tempo è motivo di seria riflessione sul ruolo leader, sempre più forte, che il festival ricopre nel movimento jazzistico europeo e non solo. Ci piace sottolineare anche il successo, crescente rispetto allo scorso anno, dei concerti nella Galleria Nazionale dell’Umbria, la cui alta qualità musicale è stata perfettamente compresa da un pubblico attento e numeroso. 

Detto questo, Umbria Jazz continuerà a valutare la sostenibilità di grandi eventi, anche al di fuori del jazz “ortodosso”, per aggiungere altre star al suo già ricco percorso artistico. Del resto il concerto di ieri sera, Brian Wilson per i 50 anni di Pet Sounds, conferma una strategia artistica che fa parte del DNA del festival. 

In quanto principale festival popolare che si svolge in Umbria, caratterizzato da una formula che non ha termini di confronto in Italia (una manifestazione di dieci giorni diffusa nel centro storico di una città con una media di 14 eventi al giorno all’aperto gratuiti ed una presenza di centinaia di migliaia di persone) Umbria Jazz ha inevitabilmente risentito, anche se non è facile quantificare in quale misura, dei provvedimenti adottati in materia di sicurezza. Misure obbligate e necessarie, delle quali ringraziamo il Prefetto ed il Questore, che hanno garantito sicurezza al pubblico, agli artisti, agli addetti ai lavori. Avendo più tempo a disposizione, rispetto a quest’anno, pensiamo che in futuro si potrà ragionare insieme per modellare ancora meglio queste misure sulla realtà del festival. Nel secondo week end, comunque, Perugia mostra il suo consueto look durante Umbria Jazz. 

Umbria Jazz 17 chiude, ma solo per quest’anno, il capitolo Norcia che sarà ripreso con la stessa convinzione nel 2018. Ricordiamo sia il generoso concerto di Pat Metheny ad Assisi il 4 maggio che l’altrettanta generosa performance del nostro presidente, Renzo Arbore, e degli altri artisti italiani nel “prologo” del week end 1-2 luglio in piazza San Benedetto. A Norcia Umbria Jazz vuole tornare. 

Non va inoltre dimenticato che durante il festival si sono stretti legami più forti con aree ed istituzioni della Cina che porteranno a manifestazioni ed eventi di Umbria Jazz in quel Pese in autunno. La via della seta ora passa anche per la musica. Non va neanche  dimenticato che proprio l’attività internazionale del festival nella promozione del jazz e della cultura italiana all’estero è uno dei punti fondamentali della legge, approvata alla Camera e presto in discussione al Senato, che riconosce a Umbria Jazz il ruolo di manifestazione di interesse nazionale”.  

Questo un estratto del comunicato stampa ufficiale che stila un bilancio dell’edizione che sta per concludersi.

Rimarranno vari temi di discussione come quello del leggero calo di spettatori giustificato dalla innegabile crisi economica e della sacrosanta scelta di sviluppare il programma di UJ su una linea musicale più vicina al jazz anche se con qualche concessione al grande pubblico, l’assenza di spazi adeguati a tipologie di concerti tra il Morlacchi e il Santa Giuliana (in attesa dell’auspicato ritorno del Teatro Pavone che necessita di pesanti interventi di riqualificazione, i controlli di sicurezza e le barriere imposte dai tempi pericolosi che viviamo tra terrorismo e rischio affollamenti, le critiche spesso gratuite di “quelli sempre scontenti” che prima criticavano le scelte di Lady Gaga o Mika e oggi lamentano l’assenza di grandi eventi, le polemiche sulle date concomitanti col Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Ci sarà tempo e modo per migliorare ancora quella che comunque è e sarà la manifestazione di eccellenza della nostra Regione.

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